Emilio apre la bozza del suo libro: "Qui ci sarà il dipinto dell'elleboro, qui la chiave di lettura del dialetto, il titolo sarà
"Lughêr da nustalgia", qui le parole del Silvio Locatelli, e dopo......"'
E inizia a leggere, lo fa con accelerazioni, aggregazioni di parole, veloci o lente, lo fa con rallentamenti, pause, accentuazioni, "magoni".
È una voce essenziale, è pensiero, sangue, forza, anima.
Ha il potere di produrre brividi.
Il suo è un linguaggio con una ruvida identità canora, va diritto al cuore.
E le parole che giocano, che si rincorrono vestite di dialetto, fanno piangere, fanno sorridere, forse di rabbia o delusione, o illusione, fanno pensare, ricordare, fanno concentrare su verità, analizzare o sognare, andare alla deriva del tempo, o rimuginare, ricuperare, cercare la continuità col prima e col dopo, quasi una sorta di diario del cuore.