Your cart
Non ci sono più articoli nel tuo carrello
Alla quasi veneranda età di 64 anni mi è venuta la fantasia di riportare su un libercolo la storia della vita in una serie di immagini, andando a spulciare tra le tracce di appunti giovanili e di scritti più recenti, quindi meno meritevoli di indulgenza.
Come molti appartengo alla generazione di quelli venuti giù con la piena, come si diceva dalle mie parti (basso Piemonte, quasi Liguria e quindi terra di confine).
Questo vuol dire avere origini contadine, mai esercitate e quindi mal represse unite ad un vago desiderio di emancipazione in fondo mai raggiunto perché restiamo pur sempre quello che
siamo nati.
Attraverso un percorso di migrazione di pochi chilometri abbiamo superato barriere di secoli e ci siamo trovati in un mondo straniero tra novità incomprensibili, in primis quel mare che ci incuteva meraviglia e timore; e poi la città che ci voleva per sé nella folla che stentavamo a tollerare.
La scuola, oggi così poco considerata, ci ha fornito un’ancora di salvezza che è stata però anche la nostra zavorra. Della periferia di Genova, città meravigliosa e così difficile da capire, abbiamo
condiviso lo spirito selvatico delle sue genti non così diverso dal nostro e di là è iniziato un lungo peregrinare verso il centro cittadino seguendo l’inevitabile percorso scolastico elementari,
liceo, università.
Per mia sventura ho avuto l’occasione di avere un maestro, il “Sig. maestro” come si diceva senza possibilità di sgarro, che mi ha contagiato con la passione per lo studio e la lettura.
In aggiunta avevo anche un nonno con la passione per i classici romanzi di avventura che mi leggeva, ancor prima della età scolare, Salgari (ma perché oggi tutti dicono Salgàri?), Dumas
e via dicendo.
