L’insuccesso a volte dà alla testa: dopo il clamoroso fiasco della sua prima fatica letteraria (“due odi e un amore” è stato letto da quattro persone) ecco che SP insiste e cerca di replicare il disastro con “tre stagioni e un contagio”. Ad attenuante del flop si deve considerare l’esiguità della famiglia dell’autore che, orfano e senza discendenti diretti, si vede precludere una fetta rimarchevole di potenziali lettori e deve quindi far affidamento sulla curiosità di qualche sconosciuto (chi lo conosce personalmente sa che non merita di essere letto).
Il libro è dedicato alle categorie più esigue e ormai in via di estinzione: donne nate in Italia prima del 1930 che non siano state staffette partigiane, coppie miste (nel senso di composte da una donna e un uomo), ultrasettantenni che nel 1968 andavano a scuola invece di partecipare alle manifestazioni. Generalmente l’opera seconda di un autore rappresenta un passo avanti nella maturità d’idee e d’espressione: ebbene, questa è l’eccezione alla regola.