Un mio pensiero.
In ogni racconto ci dev’essere una scintilla. Un pezzo d’anima dell’autore.
Ci dev’essere una lezione da imparare, un qualcosa che cambia
da lettore a lettore.
Nei tre libri pubblicati fino a questo momento sono le relazioni
tra i personaggi le cose che contano, molto più degli scenari
di contorno: L’amore. L’amicizia. La famiglia. La vendetta.
Il desiderio di redenzione…
Le sfumature più belle dell’essere umano immortalate
in un racconto, una delle nostre più antiche usanze:
raccontare storie, inventarle, ricordarle.
Lo facciamo da quando abitavamo ancora nelle caverne.
Perché le storie sono semplici da capire,
accessibili a tutti ed insegnano, se guardate con i giusti occhi.
Nelle mie storie c’è rispetto per la Terra e per le sue creature.
“Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”
Questa regola la applico ad ogni concetto, ma soprattutto alla relazione moderna tra uomini e animali.
Nella saga Pandemonio ho cercato di capovolgere la situazione ponendo la nostra società al posto degli animali “inferiori”,
di cui ogni giorno decretiamo il destino come se fossimo Dei.
Nel romanzo Il Branco della Valle ho fatto in modo che gli eventi giungessero al lettore sotto un punto di vista mai sperimentato, quello di un animale selvatico.
Lo scopo è riflettere… Capire.
Ritrovare un equilibrio, prima che questo stile di vita di consumi sfrenati bruci tutto il nostro mondo.
Lo scopo è ricordare ciò che conta veramente nella vita.
Ritrovare il contatto con le nostre radici.
“Veniamo tutti dallo stesso posto e siamo destinati a raggiungere
la stessa destinazione”.
Ma oggi viviamo tra le nuvole…
Oggi molti di noi danno importanza solo alla loro buccia
di apparenze. Spendono ingegno, tempo e denaro per farla apparire luccicante, profumata e socialmente accettata.
Non gli importa di nient’altro.
Siamo un popolo di attori...
Nati e cresciuti sul magnifico palcoscenico terrestre.
Ma destinati ad esibirci in un cimitero, se non cambiamo subito
il nostro triste copione.