Penso spesso al nostro Pianeta Terra e vi penso
amareggiato perché, nonostante gli appelli, i proclami di
buona volontà e leggi che si continuano a sfornare per
tutelarlo, esso continua a soffrire.
La legge del consumo, mai codificata da nessun codice,
vince su tutte le leggi codificate e, senza pudore, parliamo di
consumo smodato di acqua, del suolo, del sottosuolo. La
legge del consumo ci impone (ahimè) di inquinare l’aria, i
mari, i laghi, i fiumi e divora spazi del nostro Pianeta dove
vengono ricavate immense discariche, anch’esse inquinanti.
A tutto questo si aggiunge un fenomeno che tutti
conosciamo, ma del quale non valutiamo sufficientemente il
rischio: l’incendio.
Chi vorrà dare una scorsa a questo lavoro rimarrà sorpreso
dei chilometri quadrati che ogni anno bruciano il suolo del
Pianeta Terra.
Per obiettività d’informazione è corretto affermare che non
tutti gli incendi sono di origine dolosa perché anche la Natura
fa la sua parte.
Ma la Natura gioca un piccolo ruolo rispetto al grande
protagonista incendiario, l’Uomo, e questo mio lavoro ha la
pretesa di sensibilizzare non certo il piromane, l’incendiario
che per sadico diletto o spregevole profitto appicca il fuoco e
ne favorisce lo sviluppo (questi miserabili appartengono alla
razza umana come vi appartiene il cancro), ma tutti gli uomini
di buona volontà che rimangono indifferenti alla notizia di un
incendio doloso o, al massimo, si limitano a considerazioni di
esecrazione.