Il buonsenso da usare come arma…
Il Coronavirus, una sorta di bulbo frangiato che ricorda una corona regale o la corona del sole, sta contagiando migliaia di persone mietendo troppe vittime.
Ma questa sua ‘regale sinuosità silenziosa’ sta per cessare.
La consapevolezza nel rispettare rigorosamente i divieti, per salvaguardare se stessi e di riflesso chi ci sta vicino, è sopraggiunta lentamente, ma ora ci appartiene.
Dopo aver preso coscienza del significato della parola ‘pandemia’, la stragrande maggioranza della popolazione, sta rispondendo con ligia osservanza, al “iorestoacasa”.
In questa situazione di convivenza forzata, le famiglie stanno riscoprendo meravigliose capacità nascoste, che solo in situazioni d’emergenza ci si accorge di possedere.
Riscoprono il valore del tempo ‘condiviso’ coi propri figli.
Aiutano il vicino di casa chiedendogli, semplicemente:
“Vado a fare la spesa. Ti serve qualcosa?”
Insomma niente abbracci, niente strette di mani, ma tanto amore reciproco!
Un’ulteriore riflessione è quasi d’obbligo…
È noto che l’uomo, nel corso dei secoli, ha continuato imperterrito, a ripetere con cadenza ciclica, gli stessi errori madornali.
Sembra essere afflitto da una ‘stupida amnesia retrograda’.
Come non ripensare al flagello della ‘peste’ ai tempi dei ‘Promessi Sposi’ manzoniani.
Il solo menzionarla mi fa pensare ai lazzaretti, e al fetore dei bubboni che s’impadronivano, senza pietà, dei corpi.
E mi fa pensare, con raccapriccio, all’unico vettore del morbo… la pulce dei ratti!
Anche a quei tempi, il temporeggiare, prima di adottare misure di sicurezza, aveva permesso la diffusione del contagio a livello esponenziale.
L’indecisione = morte…
Quella grida per ‘le bullette’, risoluta il 30 d’ottobre, non fu stesa che il di 23 del mese seguente, non pubblicata che il 29. La peste era già entrata a Milano.
Concludo con un equilibrio di vedute…
Se chiudo gli occhi vedo il nostro pianeta terra come una gigantesca biglia che spesso, nel gioco chiamato vita, viene lanciata nella buca sbagliata…
Purtroppo in fondo a quella buca ci sono i più deboli… e loro non hanno scampo.
Però vedo anche, librarsi nel cielo stellato, piccole lanterne accese di speranza!!!
Vittorio Martegani
vi saluta, mentre canta… col cuore, l’inno nazionale!
19 Marzo 2020