E LE STELLE CONTINUANO SOLO A GUARDARE
autore Gabriele Voltolin
Zio Obi, l’Autore, dedica la sua fatica a “…tutti quei genitori che hanno un angelo speciale”.
L’Angelo speciale è il nipote che un tragico incidente ha strappato prematuramente alla vita biologica, l’unica che noi mortali conosciamo - e che reputiamo di conoscere bene perché, da quando il Fato o lo Spirito del Cosmo ha dato vita alla nostra corporeità in un preciso momento della Storia della Terra, collocandoci in un Tempo ed in uno Spazio precisi - la tocchiamo con mano ogni giorno.
Zio Obi, decidendo di incontrare il suo Angelo, fa un primo regalo al lettore che prende in mano il suo libro: l’invito a riflettere sulla Vita. La Vita biologica (“Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti. La maggior parte sono fatica e vanità, passano presto e noi voliamo via”, ammonisce il Salmo 89), la Vita dell’anima (che chiamiamo psiche) e la Vita dello Spirito. Lo zio non sembra molto convinto, ma l’Angelo speciale gli ricorda: “Dici benissimo Obi, però ricordati che prima o poi dovrai, dovrete tutti compiere questo passo…io vi
auguro che possiate rimanere lì, tranquilli al vostro posto, ma non sarà in eterno. Io –ad essere sincero - non mi sono neppure accorto di questo passaggio e mi sono reso conto di quello che mi era capitato solo dopo parecchio tempo” (pag. 68).
Il nipote descrive allo zio il suo mondo: “Potrei dirti che sono in un luogo fatato, ovattato, dove tutto è silenzio, candore, pace, tranquillità, azzurro… che altro posso aggiungere… che sono sempre sereno, senza problemi, non discuto e non mi arrabbio con nessuno, che non faccio nulla, mi diverto, sorrido, gioco, penso, soprattutto a tutti i miei cari e cerco di immaginare come gira il mondo da voi. …Qui non si prega nemmeno, perché noi qua siamo già dentro la preghiera…Non so se mi sono spiegato bene” (pag.66).
Vittoria Fassi interpreta le riflessioni dell’Autore riassumendole con disegni simbolici collocati lungo il racconto/dialogo fra zio e nipote. Sì, racconto/dialogo, perché mentre le stelle continuano solo a guardare, zio e nipote chiacchierano dall’inizio alla fine del libro regalandosi emozioni, sensazioni, ricordi di cui anche il lettore può beneficiare se si sforza di leggere il dialogo cogliendone i vari strati.
Il primo strato è la cronaca dei primi tre anni del secondo decennio del terzo millennio (2020-2023). Come vecchi amici i due attingono alle proprie esperienze personali (la bicicletta, il calcio, episodi di vita quotidiana familiare) e si scambiano impressioni su eventi di portata mondiale, europea e nazionale (la pandemia di Coronavirus, la guerra russo-ucraina, le Olimpiadi, le alluvioni, gli incendi, la situazione politica italiana). Il discorso è piano, scorrevole, elegante e piacevole in quanto proposto dall’Autore con semplicità, senza false ricercatezze. E mi pare che questo sia un secondo regalo che l’Autore faccia al lettore. Si possono condividere in toto o con riserva le notizie ed i fatti esposti (ed anche questo può essere motivo di riflessione), ma il testo rimane comunque la testimonianza di come un cittadino del mondo ha percepito alcuni eventi che ci siamo appena lasciati alle spalle ed altri ancora in essere.
Un secondo strato, ed è il terzo regalo, è la domanda drammatica che si pongono i genitori ogni volta che guardano “…quel rettangolino di carta lucida e colorata, bello, sereno e sempre sorridente” (pag. 131) e si sentono “…AMPUTATI”. Una definizione che in una sola, triste parola descrive alla perfezione la nostra attuale condizione. Sovente, parlando tra noi ci chiediamo: perché? Oppure: perché proprio a Te? E non riusciamo a trovare una risposta. Per fortuna che in nostro soccorso spesso arriva la Fede e allora ci appelliamo al buon Dio e troviamo conforto nelle parole pronunciate da don Natale: “Il Signore sceglie sempre i migliori” (pag. 132). Sarà vero, ma si potrebbe insistere: “Non c’era proprio nessuno, migliore di mio figlio? E se anche fosse vero che egli era il migliore, non mi sarebbe dispiaciuto se il Signore avesse scelto qualcuno un po’ meno migliore”. Don Natale avrà consolato i genitori ricordando la Fede nella Risurrezione, l’incontro con tutti i propri cari nella vita che attende dopo la morte perché con la morte – ricorda il prefazio della celebrazione eucaristica – “…vita mutata, non tollitur”, la vita non è tolta, ma cambiata. Farebbe bene a tutti spegnere il cellulare, la tv, la radio, il vaniloquio quotidiano e riservarsi, ogni giorno, un quarto d’ora di silenzio, di assoluto silenzio per riflettere su temi come questi e cercare di darsi una risposta che non sia preconfezionata.
E il regalo continua: perché le stelle continuano solo a guardare?
Cominciò Archibald Cronin a chiederselo e il suo romanzo provocò una serie di film, telefilm, pièce teatrali che non avevano alcuna pretesa di dare una risposta esaustiva alla domanda, ma solo aggiungere spunti per continuare la riflessione che, forse, non troverà mai una risposta esaustiva. Jean Baudrillard, filosofo e sociologo francese, riflette sulla domanda e risponde: “Se tutti gli enigmi sono risolti, le stelle si spengono. Se tutto il segreto è restituito al visibile, all’evidenza oscena, se ogni delusione è restituita alla trasparenza, allora il cielo diventa indifferente alla terra” (Le strategie fatali, Feltrinelli, 2011, pag 38).
L’Autore di questo libro riprende più volte, quasi come mantra deludente, il commento che ha voluto che l’editore evidenziasse in neretto e grassetto: e le stelle continuano solo a guardare. Non è, forse, il compito delle stelle? Perché pretendere dalle stelle una risposta?
Esse, dal cielo infinito, punteggiano la notte terrestre ricamandone il telo oscuro; furono punto di riferimento per naviganti; sono ancora compagne discrete degli amanti e romantiche ispiratrici di poeti che le invitano a piangere su “…quest’atomo opaco del male” (G. Pascoli, X agosto) o riferimento all’uomo che compie il viaggio dall’Inferno verso il Purgatorio (…e quindi uscimmo a riveder le stelle), dal Purgatorio – rinnovato come nuova pianta - entra in Paradiso (…puro e disposto a salir le stelle) e, dopo aver contemplato la Candida Rosa si abbandona in Dio (…l’amor che move il Sole e l’altre stelle): non serve ricordare il nome del Sommo Poeta, né l’opera a cui mi riferisco.
Le stelle continuano solo a guardare perché osservano, impassibili, il corso delle nostre vite, delle nostre scelte (spesso scellerate), dello scriteriato modo con cui esercitiamo il libero arbitrio. Le stelle continuano solo a guardare perché già svolgono il loro compito: ricordare all’umanità che “…il cielo stellato è sopra di noi, ma la legge morale è dentro di noi” (E.Kant, Epitaffio che il filosofo volle per la sua tomba). Il cielo stellato è il luogo della risposta alla tormentata constatazione che le stelle continuano solo a guardare.
Buona lettura.
Ernesto Miragoli.