C’era Una Volta Adesso C’è…
Tutte le fiabe iniziano con “C’era una volta…”: e così, fin dall’infanzia, impariamo a capire che quando un racconto inizia con “C’era una volta…” siamo proiettati in un mondo surreale, collocato in un tempo “senza tempo”, in cui si può fare l’incontro di strani personaggi, piacevoli o paurosi; scoprire un albero che parla o un sasso che cambia forma e passare un quarto d’ora immersi in un mondo fantastico che libera quella parte di noi obbligata alla razionalità ed alle convenzioni.
Con questo libro l’incipit di ogni fiaba diventa un “Adesso c’è…”.
Non si irride la fiaba, ma s’invita a scoprirla.
Non si smonta il racconto, né ci si limita a svelarne la parenesi (o mùthos delòi oti…, scrivevano i greci alla fine di ogni favola), ma si cerca di proporre elementi per cui il racconto, ogni racconto, aiuti a scoprire la dimensione psicologica dei protagonisti per rinviare ad una lettura più generale dei significati profondi che animarono gli autori del “mito”.
E’ un bel testo, frutto di un duro lavoro. Non è un libro da comodino, ma un testo da studiare e riprendere più volte anche solo in alcune delle sue parti. Molto intelligentemente è diviso in sezioni che possono essere affrontate singolarmente.
Potrebbe essere adottato in una scuola superiore (penso ai licei classici, scientifici, linguistici) o potrebbe essere acquistato per il piacere di farsi una cultura di base prima di affrontare per una seconda volta la lettura di una favola (o di una fiaba?) che per molti adulti è chiusa nel cassetto dei ricordi d’infanzia e che non deve essere più rivissuta o riletta perché…è roba da bambini.
La lettura in chiave psicologica, esoterica, psicoanalitica di fiabe, favole, miti è uno sforzo che molti autori hanno compiuto (uno per tutti: Bruno Bettelheim), ma in questo testo si nota un notevole sforzo di sintesi di un percorso già battuto con l’originalità di indicare nuovi campi da esplorare che possono essere solo soggettivi.
Il mito, la fiaba, la favola, sembra esortare l’Autore, sono sempre quelli, ma…prova a capire tu cosa quel mito, quella fiaba, quella favola significano per te, “esistenzializzandoli” nel tuo quotidiano mestiere di vivere.
Allora (e cito l’ultima frase del libro): “…oltre quel limite mi spingeva l’impulso a procedere nella vita poiché questo è ciò che un essere umano deve fare: vivere, con la consapevolezza di un fine più alto”.
Ernesto Miragoli